Tu cosa sei? Cosa siamo noi? A tali provocazioni non possiamo che rispondere provocando. Parafrasando Cortàzar, tre sono le possibilità dell’essere. Banalmente, Speranza è chi vive per strada in attesa di qualcuno o qualcosa che possa salvarlo, Fama è chi sembra conoscere la strada per la salvezza, Cronopio è chi la percorre senza saperlo. E allora cosa sei? Cosa siamo? L’ universo in cui si muovono queste creature altro non è che la nostra anima, che per comodità, gusto provocatorio e laicità terminologica chiameremo tigre. Tigre è paura, forza, dolore, passione, bellezza, ma, soprattutto, estinzione. Può estinguersi l’ umanità? Forse sta già succedendo, data la difficoltà sempre crescente con cui ciascuno di noi percepisce i propri sentimenti. E allora che fare? Possiamo scegliere di rassegnarci e lasciarci morire un po’ alla volta oppure distruggere e provare a ricostruire. L’obiettivo di “Veglia per una tigre” è proprio questo: sfruttare la morte come occasione di rinascita. Vedrete muoversi sulla scena personaggi elementari, intransigenti, divertenti e insopportabili, costretti a stare insieme per celebrare un lutto. Si tratta quindi di un rito collettivo a cui gli spettatori sono invitati a partecipare attivamente, ancora meglio se in groppa alla propria tigre. Tu cosa sei? Cosa siamo noi? Forse, alla fine di tutto, ne sapremo tutti di più.