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Laboratorio in quattro quadri

Il re muore, rappresentato per la prima volta nel 1962, è probabilmente il vertice della produzione di Ionesco. Ambientata in un vecchio castello fatiscente, l’opera scandisce le ultime ore di vita di un re, i cui domini stanno collassando insieme a lui, invecchiando e rattrappendosi minuto dopo minuto. Ad assistere e “guidare” la fine del sovrano, ci sono le sue due mogli, un’ultima guardia,una cameriera-infermiera e un bislacco medico. In un crescendo di gag e tensione, il re dovrà fare i conti con la consapevolezza dei propri limiti e la necessità di attraversare l’ultima soglia.

 

La messa in scena è stata strutturata in quattro quadri, che scandiscono le quattro fasi della decadenza psico-fisica del re: rifiuto, paura, ansia, accettazione. La scena si compone di un trono centrale, ai cui lati vi sono un tappetino pieno di cianfrusaglie (“sede” della regina Marie) ed una scrivania invasa da pratiche, documenti e promemoria (“sede” della regina Margherita). I passaggi da un quadro all’altro richiedono grossi cambiamenti nella recitazione degli attori: al primo passaggio tutti gli attori, tranne chi interpreta il re, si scambiano gli abiti e vestono quelli di un altro personaggio; il passaggio al terzo quadro segna una dilatazione delle battute, che perdono i propri collegamenti logici e fanno da eco al lavoro fisico degli attori; nel quarto quadro il re per un po’ esce di scena e pone una corona su ciascuno degli spettatori, mentre gli altri, in un susseguirsi di varie microscene evocano la divinità del passaggio dalla vita alla morte. Essi infine scendono dal palco, vanno a prendere il re, lo riportano in scena e, spogliandolo, lo guidano, un pezzo dopo l’altro, alla pacifica accettazione.

Eugene Ionesco: Il Re Muore..

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